La guerra è un fenomeno complesso che ha molte cause, tra cui fattori sociali, economici, politici, morali e psicologici. Tra questi ultimi, rientra l'attaccamento alle proprie idee, inteso come l'identificazione di sé con le proprie convinzioni morali e politiche.
La teoria dei fondamenti morali
Uno dei principali studiosi che hanno sviluppato la teoria dell'attaccamento alle proprie idee è lo psicologo sociale Jonathan Haidt. Nella sua opera "The Righteous Mind: Why Good People Are Divided by Politics and Religion" (2012), Haidt sostiene che le persone siano attaccate alle proprie convinzioni morali e politiche in virtù di sei fondamenti morali universali:
- cura / danni: apprezzamento e protezione degli altri;
- giustizia / inganno: giustizia rappresentata da un accordo con norme condivise (nome alternativo: proporzionalità);
- lealtà / tradimento: stai con il tuo gruppo, famiglia o nazione (nome alternativo: endogruppalità);
- autorità / sovversione: obbedire alla tradizione e alla legittima autorità (nome alternativo: rispetto);
- santità / degrado: antipatia per cose, cibi o azioni spiacevoli (nome alternativo: purezza);
- libertà / oppressione: ci spinge alla ribellione quando ci sentiamo umiliati.
Secondo Haidt, le persone differiscono tra loro nella loro attenzione a questi fondamenti morali e questo può portare a conflitti intergruppi. Ad esempio, se due gruppi hanno un'attenzione diversa ai fondamenti morali della cura e della giustizia, potrebbero trovarsi in conflitto sui diritti sociali, come l'aborto o le questioni LGBTQ+ (approfondimento).
L'identificazione con le proprie idee
Un altro aspetto dell'attaccamento alle proprie idee è l'identificazione di sé con queste. L'attaccamento alle proprie idee può portare alla demonizzazione dell'altro e alla sua esclusione dalla comunità (come nel caso dell'attaccamento all'idea della mascherina, del vaccino e del green pass). L'identificazione con le nostre idee e con i nostri valori, infatti, può facilmente diventare un'ideologia, un insieme di credenze tanto solide da escludere gli altri. L'ideologia non permette di considerare le sfumature e le complessità del mondo, e può portarci alla demonizzazione di chi vediamo come un ostacolo alla realizzazione dei nostri obiettivi.
Un'ideologia rigida e dogmatica esclude la possibilità di considerare i punti di vista degli altri e di trovare un terreno comune per risolvere i conflitti.
L'identificazione con le proprie idee può essere accentuata dall'effetto delle camere d'eco, che si verifica quando ci circondiamo di informazioni e opinioni che confermano le nostre idee pregresse e tendono a ignorare o respingere informazioni e opinioni che le contraddicono.
Come l'attaccamento alle proprie idee può portare alla guerra
L'attaccamento alle proprie idee può portare alla guerra in diversi modi. In generale, le persone possono percepire le opinioni e le azioni degli altri come minacciose per i propri valori e quindi agire in modo aggressivo e violento. In secondo luogo, possiamo dividerci in gruppi contrapposti sulla base delle nostre convinzioni morali e politiche, con conseguenti conflitti intergruppi. Infine, l'identificazione con le proprie idee può portare alla demonizzazione dell'altro e al rifiuto di negoziare o di trovare un compromesso.
Un esempio di come l'attaccamento alle proprie idee possa portare alla guerra è l'attuale conflitto tra il cosidetto "blocco occidentale" a trazione statunitense e il blocco asiatico (Russia e Cina, quest'ultima non ancora direttamente coinvolta, ma poco ci manca). Questo conflitto ha radici storiche, politiche ed economiche complesse, probabilmente anche non-umane (mi riferisco alla contrapposizione tra Asura, cioè Stati Uniti, e Deva, cioè Russia), ma l'umano attaccamento alle proprie idee e l'identificazione di sé con esse sono fattori che ci stanno conducendo verso l'Apocalisse. Le due parti del conflitto hanno fondamenti morali e identità politiche forti e differenti, che si escludono reciprocamente. Ciascuna di esse considera se stessa come il Bene e l'altra come il Male. Da questo punto di vista, l'attuale guerra è percepita e dichiarata da molti come lo scontro tra il Bene e il Male, tra Dio e Lucifero, tra la Luce e le Tenebre, o come qualsiasi altra coppia di opposti che fanno riferimento a valori morali supremi. Non a caso molti politici invitano a stare dalla "parte giusta" della storia. Già, ma "giusta" in base a un criterio fideistico?
Dopo un conflitto mondiale che a breve potrebbe distruggere il mondo così come lo conosciamo, dalle sue ceneri nascerà un mondo migliore? Non lo so. Alcuni dicono di sì. Io ho seri dubbi al riguardo se non ci sarà anche un serio cambiamento nel modo di relazionarsi tra tutti noi, rinunciando all'attaccamento alle nostre idee e a identificarci con esse.
Possibili strade alternative
In questo conflitto finale, così come in tanti altri storici, le divisioni religiose hanno spesso portato a una forte identificazione con le proprie credenze e a un rifiuto degli altri. Non sto dicendo di diventare più ecumenici o più "inclusivi" (termine abusato e sovente capovolto nel significato), perché finché rimarremo solo nel mondo delle idee non potremo creare alcuna convivenza armoniosa.
E' più utile, invece, portare la nostra attenzione sul fatto che siamo tutti interdipendenti, ovvero ciascuno di noi esiste perché esiste l'altro diverso da sé. Come scrisse Daisaku Ikeda: «Nessun essere umano viene al mondo solo, o diviene adulto senza interagire con altre persone. In generale tutti nasciamo e cresciamo in un contesto familiare, fino a raggiungere la maturità. Marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, siamo tutti uniti da un’invisibile legge naturale. Questi legami del cuore esprimono l’essenza di una vera famiglia».
Appunto, è il cuore che è importante.
(14 febbraio 2023)