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Bullismo, Identità e Ruolo (di Klaus von Lorenz)

Prefazione

Ogni fenomeno è in grado di nascere, svilupparsi e progredire solamente in convivenza con il relativo fertile terreno di coltura che lo alimenta. Lo possiamo osservare, sia nella crescita batterica che nello sviluppo delle piante e quant'altro. Senza la presenza del substrato necessario il batterio non prolifica e, pertanto, egli non è in grado di compiere, ne una propagazione patologica ne una fermentazione alimentare. Nell'agricoltura osserviamo come una qualsiasi semenza è in grado di produrre piante in quantità e caratteristiche diverse secondo le differenti proprietà del terreno sul quale avviene la seminagione. Pertanto, in analogia al vitale legame fra il substrato e l'elemento da lui sostenuto, vediamo come l'insorgere del fenomeno bullismo è da attribuire, non solo all'autore di detto contegno, bensì ugualmente all'ambiente culturale che lo circonda. Ovvero, quella distinzione fra effetto e causa. Non per niente, ogni fenomeno comportamentale da noi osservato va recepito quale effetto d'una causa che, in modo retrospettivo, indica la fonte promotrice di tal contegno.

L'analisi d'un qualsiasi fenomeno può risultare bilanciata e tangibile solamente se l'effetto scatenante viene messo in relazione alla pertinente causa predisponente.

L'Essere Umano

L'essere umano, per natura, non è violento anche se, da parte di certe istituzioni, viene affermato ed insegnato esattamente l'opposto.

Detti enti, onde giustificare l'induzione delle masse alla bellicosità, si appoggiano alla teoria della catarsi, formulazione concepita e divulgata dal premio Nobel Konrad Lorenz il quale, analizzando animali, affermava che l'uomo, osservando atti violenti, si procura tranquillità interiore. Aspetto smentito da tutto il settore della scienza psicologica che ha saputo dimostrare come, già osservando atti agonistici, si incamera aggressività. Di conseguenza K. Lorenz, resosi conto dell'abbaglio, ritirò ben presto, in forma ufficiale, detta inconsistente congettura. Indietreggiamento volutamente ignorato e sottaciuto da chi, con doppiezza, ancor sempre utilizza ed esibisce la teoria della catarsi per giustificare il proprio camuffato insegnamento a bellicosità e violenza.

A tal scopo possiamo osservare come, nel subconscio dell'essere umano, siano predisposti quei spontanei comportamenti che dimostrano come la natura umana sia totalmente predisposta e indirizzata alla convivenza e alla reciprocità collaborativa. Basti paragonare la visita d'una scolaresca presso un'azienda panificatrice con la visita in un macello: la spontanea reazione di rifiuto da parte dei pargoli nel caso del mattatoio risulta evidente. Lo stesso dicasi quando, in caso d'un incidente stradale, tutti i presenti si dedicano spontaneamente al soccorso abbandonando, a scopo d'un razionale altruismo, ogni qualsiasi convenzionalismo di cortesia e quant'altro. Per non parlare poi di tutto quell'intreccio di organizzazione sociale che va dal catasto alle linee ferroviarie, dalle pensioni alla gestione familiare, religiosa e così di seguito. Atteggiamenti e programmazioni non registrabili in alcuna comunità di altri esseri viventi.

La violenza pertanto, rappresenta un insegnamento prettamente culturale che, a scopo di avidità, viene coltivato da egocentrici gruppi e singole persone che coltivano avarizia, superbia e vanagloria. Il pensare bellicoso viene diramato e, dato che esso non è naturale, detto concetto va continuamente allenato e intromesso nella quotidianità delle masse in modo che, a fabbisogno, tal insegnamento faciliti i cittadini ad inviarsi convinti all'ipotetico, da detti gruppi programmato fronte.

Non ce ne accorgiamo ma, tramite il sistema massmediatico e le manifestazioni cosiddette sportive, veniamo sempre più invasi da influenze che riportano ed educano all'aggressività. Influenze alle quali, accendendo il televisore, recandoci allo stadio o leggendo i giornali cosiddetti sportivi, ci accostiamo in base ad una, ben indotta, propria scelta. La dimensione del tempo passivo consumato davanti la TV e le masse presenti allo stadio hanno assunto dimensioni enormi mentre i periodici di gran lunga più venduti sono quelli che pubblicano le dispute agonistiche. Violenza camuffata da nomi come sport, giochi, intrattenimenti e via dicendo. Ed i pargoli osservano gli adulti i quali, con fare perbenistico, asseriscono che loro, tal atteggiamento ai figli, non lo hanno mai insegnato.

. . . il verbo vola, ma è l'esempio quello che induce !

Identità e Ruolo

Ed è proprio in tal contesto che l'adolescente cresce cercando di costruire, su tal substrato culturale, una propria forma di identità, elemento base per una convivenza basata su reciprocità nella propria comunità. Una scambievolezza che, agendo attivamente, concede un ruolo ad ogni singola persona e, in tal modo, le dà l'occasione di rendersi utile al gruppo. Con questo adempimento l'individuo viene inserito attivamente nella società ottenendo, quale presentazione personale, la propria proiettata forma di identità. Fenomeno che riceverà la sagoma ed i colori in base alla conformazione della cultura e del comportamento degli adulti dai quali si attingerà l'esempio.

L'identità, quell'ipotetica immagine del sé riflessa nell'altro che serve a equilibrare il rapporto nel gruppo concedendo al singolo autostima e sicurezza d'azione nella reciprocità. Il percorso di questa consapevolezza procede sinteticamente sul seguente ragionamento:

[ io so ] [ io so . . che tu sai ] [ io so . . che tu sai . . che io so ].

Infatti, dato che non ci si può vedere come si è abbigliati, se non in uno specchio, noi ci vestiamo e ci comportiamo espressamente in base alla consapevolezza come apparire alle persone delle quali ipotizziamo cosa esse di noi si aspettano. La struttura di questo rapporto con l'altrui persona viene forgiata in base alla cultura vigente e viene indirizzata, da chi ha il compito di fungere da esempio, ai pargoli ovvero, ai futuri adulti.

Per questo motivo risulta fondamentale promuovere nell'adolescente il fascino verso la ricerca d'un ruolo che, in base alle proprie attitudini e capacità, sia fisiche che cognitive, sappia concedere alla persona la soddisfazione d'una bilanciata forma di reciprocità nella collettività. Ed è solamente in tal modo che, rispecchiandosi nelle altre persone, l'indivi

duo si sentirà motivato e appagato e inizierà a rendersi consapevole d'una ben bilanciata identità. Fenomeno che, ben riuscito, verrà ulteriormente trasmesso e preso a modello.

Identità Attiva - Identità Passiva

L'adulto è l'unica fonte che, tramite contatto e con l'esempio, è capace di stimolare nei giovani un modo di agire sociale, sia con criterio attivo che in modo passivo. Da questa sinergia educativa sgorgherà quell'identità che spingerà l'adolescente ad agire nel gruppo in modo interessato ed operoso oppure disinteressato ed inoperoso.

L'identità attiva procede congiuntamente ad una edificazione interiore che, di conseguenza, permette all'individuo di aprirsi e mettersi a disposizione dell'altrui persona. Ovvero, un percorso che consiste nell'agire, nel partecipare e nel voler condividere. In dette persone ogni gesto o accenno è indirizzato all'azione attiva e alla ricerca di risultati costruttivi. I problemi vengono sempre percepiti con ottica positiva.

L'identità passiva, al contrario, consiste nell'accentuare l'egocentrismo, a chiudersi in se stesso, ad accentuare l'appartenenza e rifiutare l'elaborazione d'una crescita interiore. In tal modo, l'interessato si accorge continuamente della sua minor dimensione e, volendo ostentare superiorità, invece di crescere, disprezzando, abbassa l'altro. Un percorso narcisistico segnato dal prendere, dal criticare e, in caso di errori, dal dare la colpa ad altri.

Identità e Ruolo - Le Istituzioni

Dal punto di vista istituzionale, l'identità rappresenta quel fenomeno che, in caso d'un qualsiasi programma di induzione popolare, va sapientemente gestito secondo ben definiti programmi. In caso d'una qualsiasi forma di persuasione o induzione di massa, lo stato si appoggia su elaborazioni ed informazioni emotive che vanno a stimolare l'egocentrismo, l'etnocentrismo, il senso d'appartenenza, l'altrui colpa e così via. Attributi che danno ragione, affermano e supportano tutte quelle persone che posseggono identità passiva.

Pertanto, onde poter coinvolgere e influenzare anche chi tende ad essere attivo, le istituzioni organizzano eventi e occupazioni che, tramite il loro svolgimento, trascinano il popolo verso l'anelato traguardo. Il tutto con ben studiati coinvolgimenti che, a livello subliminale, vengono incamerati dalle singole persone e riescono a concedere identità e senso di superiorità.

Emblematica in tal senso è la figura di Göbbels, quel grande persuasore delle masse nazista che per le olimpiadi del 1936 inventò, quale luminosità razziale, la fiaccola olimpica sottolineando tal impresa affermando:

. . . il popolo non vuole la guerra. . . il problema è come convincerlo e trascinarlo al fronte !

In tal senso, fino ad oggi non è cambiato niente: il trascinamento delle masse è soltanto mascherato in maniera differente e, dato che l'uomo per natura non è violento, risulta fondamentale un subliminale e incessante addestramento all'altrui sottomissione.

Appartenenza - NOI - Esclusione

Per facilitare l'induzione del popolo verso una qualsiasi forma di insofferenza verso l'altrui cultura, risulta fondamentale concedere alle masse una ben congegnata consapevolezza di appartenenza. Già nella scuola dell'obbligo si insegna la visione della propria musica popolare, dei nostri artisti e scienziati d'una patria alla quale apparteniamo e quant'altro. Fino ad arrivare alla contradditrice affermazione che siamo figli di navigatori e di eroi. Infatti, quei navigatori che, per lunghi periodi giravano per il mondo e, non sempre, tornavano a casa, producevano figli nei diversi porti d'attracco e non a casa propria. D'altro canto gli eroi, morendo al fronte, hanno sempre concesso la riproduzione a chi, con meno onore, tornava a casa.

Affermazioni che, ben assestate, producono nel popolo quella ben ancorata emozione del NOI che, per riflesso, genera l'anelato atteggiamento, sia dell'altrui esclusione che la giustificazione d'una violenza in tal direzione. Un sottaciuto procedere istruttivo delle masse che, nella gestione del soldato, viene apertamente utilizzato da parete della psicologia militare. Però, l'elemento che possiede in maggior misura l'evidente messaggio e l'univoco esempio, sia di appartenenza che di violenza lo troviamo nell'ambiente dell'agonismo.

Sport - Agonismo

Un fenomeno talmente diffuso che, per la sua gestione, vengono istituiti ministeri, comitati, federazioni e associazioni che utilizzano lo sport quale mezzo per realizzare esorbitanti spettacoli agonistici con unica finalità di esibire dispute bellicose anelando alla vittoria. Ovvero, produrre sconfitti. Ed è proprio per camuffare tal indirizzo che, questa attività, invece di denominarla agonismo, viene falsamente denominata sport. Lo sport, tornando all'argomento dell'identità, produce, tramite lo svago ed il dialogo con il proprio corpo, una edificazione interiore indirizzando l'esecutore verso la formazione d'una identità attiva. Però, nel momento che lo sport viene utilizzato quale mezzo per produrre sconfitti, qualsiasi competizione agonistica trasmette espressamente un messaggio di sopraffazione. Violenza assimilata passivamente la quale, analogamente all'attività d'azzardo e per cosmesi morale, da parte istituzionale viene denominata gioco.

La doppiezza del linguaggio

Milita nella squadra con capitano

• Piloti sul piede di guerra

• Se non sei cattivo, non vinci

Schumacher il cannibale

• Servirà l'istinto del killer

• Siate killer per favore

Ha sconfitto i nemici

• Fa assalti, devasta i rivali

. . . e quant'altro

 

La doppiezza dell'esibizione

Puntare . . Mirare . . Fuoco Sui posti . . Pronti . . Via

Uniforme: segnale d'appartenenza

La presenza dei politici alla partenza per le competizioni

Inno nazionale alla cerimonia

Bandiera: esibita quale simbolo di appartenenza

Espressioni aggressive nella disputa

Marcia: entrando allo stadio

Esultanza e bandiera per la vittoria

Premiazione: da parte di politici

Medaglie

Parata al rientro

. . . e quant'altro

Conclusione

Per ogni partita di calcio del fine settimana vengono accese almeno 9 milioni di TV

Per ogni partita di calcio del fine settimana si riversano allo stadio 12 milioni di persone

La media giornaliera di tempo passato davanti alla TV è di 4,5 ore

Ogni disputa sportiva pubblica contamina irrequietudine e violenza in famiglia

L'adolescente osserva questo oltremodo passivo agire dell'adulto e, non ricevendo esempi attivi e propositivi, inizierà pure lui a nascondersi dietro schermature che, in analogia, gli forniranno solamente spettacoli passivi. Esibizioni che, ritrovate giuste perché seguite dalla maggioranza, verranno incorporate nell'espressione della costruenda identità. La giovane persona, causa mancanza d'esempio attivo, non saprà trovare altra forma di espressione sociale se non quella di porsi in mostra e, per non ammettere la propria meschinità, inizierà a dedicarsi accanitamente all'altrui sottomissione.

Inizia quel percorso d'una identità passiva quale base ideale per la formazione del bullo

è lo spettacolo, quel fenomeno che distribuisce identità

Se non si appare non si è nessuno

Se i giovani iniziano a bere alcolici è perché l'hanno appreso copiando gli adulti, e non viceversa. Se un ragazzo si sente gasato nella sua espressione corporea, ciò può avvenire perché, durante gli allenamenti o durante le dispute, egli viene incitato da quei genitori che, con cronometro in mano e con gli occhi fuor dalle orbite, lo incitano a dover superare gli altri. Il figlio non deve imparare a collaborare in reciprocità, egli deve diventare manager e, per dare lustro ai genitori, comandare sugli altri.

Dei bulli si occupano diverse persone che, come gli psicologi, cercano di riparare tali devianze. Però, in analogia ai vigili del fuoco che, dopo aver spento le fiamme, analizzano la causa predisponente dell'incendio, anche in questo caso ci si deve dedicare alla ricerca, in modo più approfondito, della causa di tal fenomeno. Altrimenti, per tal disadattamento si accusa, come già succede, gli insegnanti, i vicini di casa ed altri che, con tal asocialità non centrano affatto.

Effetto e causa, predisponenza e scatenanza, circostanze che, solamente se congiuntamente analizzate possono concedere una visione oggettiva e bilanciata del fenomeno.

- - Ω - -

Se l'adulto non insegna dove andare, ma educa ad arrivare prima,

sarà il giovane a scegliere la strada !

Klaus von Lorenz (contatti)

Tema trattato nel libro: SPORT - STORIA DI UN INGANNO / Panem et circenses al giorno d'oggi

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