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Con la felicità, l'obiettivo comune è il rispetto - Domanda e risposta

«Cosa pensi del califfato islamico e delle crocifissioni e decapitazioni dei cristiani che non si convertono?»

La domanda è molto importante, e senz'altro meriterebbe una risposta che non può entrare in poche righe.

Il mio progetto per un dialogo interreligioso (link) è partito già da agosto ed è senz'altro a lungo termine. In maniera analoga, progetti con lo stesso obiettivo sono mossi e realizzati anche da grandi istituzioni: credo che questa sia la strada giusta da seguire. Lo slogan che ho scelto è stato infatti "Non esiste il nemico, esiste solo il frutto dell'orgoglio e dell'ignoranza". Molti leader religiosi concordano sull'importanza di un impegno attivo per una coesistenza pacifica nel rispetto della diversità, con l'idea che la diversità è innanzitutto ricchezza reciproca.

Il tema della pace e del rispetto di tutti si trova in molte mie poesie (pubblicate su galgani.it). Io, come buddista, vivo l'amicizia e l'amore con la convinzione che un amico autentico è tale senza bisogno di etichettature in base ai credo: gioire della gioia altrui è vera umanità, indipendentemente da altri fattori. Tra l'altro, incontrarsi con gli altri e interessarsi anche del loro mondo è sempre fonte di crescita.

Per come la penso io, lo scopo ultimo di ogni religione dovrebbe essere il benessere e la felicità delle persone. Una mia amica mi ha lasciato un biglietto da visita, che porto sempre con me, con scritto: "Con la felicità, l'obiettivo comune è il rispetto". Felicità di vivere, felicità di impegnarci in cose che sentiamo importanti, vanno di pari passo con il rispetto, perché riconoscere il proprio valore e quello altrui sono un'unica cosa. Non è possibile riconoscere la gemma preziosa dentro di noi se non riusciamo a vederla negli altri, e viceversa. Anche questo l'ho scritto nelle mie poesie.

Tornando alla domanda che mi hai fatto, c'è molto lavoro da fare per creare una cultura della pace e del rispetto che arrivi persino al cuore di chi uccide o tortura gli altri. Ciascuno di noi può far qualcosa. La prima cosa da fare per noi che siamo comuni cittadini, secondo la mia modesta opinione, è mantenere sempre un cuore pulito, libero dall'odio o dalla volontà di causare ulteriore sofferenza: con questo cuore sinceramente preoccupato per gli altri, anche e soprattutto per coloro che si stanno comportando come carnefici, possiamo muoverci nel mondo e piantare semi di pace.

Una persona lungimirante non si aspetta che un seme piantato oggi dia un frutto domani, magari dovrà passare molto tempo, anche così lungo che non potrà vederne di persona i frutti. Chi pianta un albero secolare o millenario, infatti, lo fa sempre per i propri figli, per i nipoti o per i nipoti dei nipoti.

Un cuore ripulito dalla negatività e sinceramente impegnato per il benessere di tutti sente naturalmente gli altri come se fossero propri figli. Anche questo l'ho scritto in una poesia.

Fin qui ho parlato di noi persone comuni.
Per cambiare il mondo, iniziamo dal cambiare noi stessi.

(Francesco Galgani, 1 settembre 2014)

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