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Il declino dell'umanità... nel pozzo dei desideri infiniti (di Giulio Ripa)

Declino dell'umanità nel pozzo dei desideri infiniti«La tecnologia non ci fa felici.
La sua intermediazione rompe le relazioni fisiche tra le persone e tra le persone e la natura, facendoci cadere nel buco nero del pozzo dei desideri infiniti.
Il rischio è di avere come risultato il declino dell'umanità ben rappresentato in questa "vignetta".
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(Giulio Ripa)

Si veda anche la vignetta: «Tecnologia = Benessere (?!)» e l'articolo qui di seguito riportato.


IL POZZO DEI DESIDERI INFINITI

E' nella natura di ogni uomo il desiderio di autoconservazione.
L'amor proprio necessario all'autoconservazione spinge l'uomo a desiderare sempre un piacere per essere felice.
E' innato nell'uomo avere desideri infiniti e senza limiti.

L'uomo, conseguenza dell'esistenza, tende sempre a ricercare un piacere infinito come soddisfazione di un desiderio illimitato, ma il piacere ricevuto da un bene è finito perché è limitato nell'estensione, nel tempo e nel numero.
Per cui il piacere ricevuto è destinato a finire ed essere sostituito da un altro.
La mente umana usa l'immaginazione per alimentare infiniti desideri pur sapendo che non possono essere soddisfatti all'infinito.
La mente è come un pozzo senza fondo, un buco nero dove infiniti desideri immaginati sperano di essere realizzati.
L'infelicità nasce da questo scarto tra il bene che provoca un piacere finito ed il desiderio che è infinito.
"La natura, mettendoci al mondo, ha fatto sì che in noi nascesse il desiderio del piacere infinito, senza però darci i mezzi per raggiungerlo." (Leopardi)

La condizione umana è dentro un'esistenza generale in un universo infinito che possiamo definire il tutto.
Ma l'uomo desiderante è un Io che si distacca dal tutto. Cioè è una parte che vuole dal tutto ricevere per sé un piacere individuale. C'è una contraddizione tra la particolarità e finitezza della vita di un individuo e l'infinito desiderio di felicità.

L'amore per sé, necessario all'uomo per proteggere e conservare se stesso, finisce di perdere di vista l'altro, cioè l'amore per il prossimo, l'amore per il tutto, cioè con l'infinito.
Occorre andare verso la Conoscenza del Sé, dove l'Io si identifica con il tutto, non più solo con la vita vissuta, ma con la vita di tutti e di tutto, nelle sue varie espressioni, rappresentazioni ed interpretazioni possibili.
L'Io che diventa tutt'uno con il tutto, dove tutto è Uno.

In questa nuova visione infelicità e felicità fanno parte di un tutt'uno, unica possibilità per evitare la sofferenza di una vita non felice, avendo come unico desiderio il piacere della vita nella sua complessità.

Ognuno difende se stesso come una goccia d'acqua che si rifiuta di finire come acqua nell'oceano dell'immensità.
Perdersi in questo oceano provoca dispiacere se si resta goccia, ma la possibilità di prendere coscienza del sé può evitare quella tensione (desiderio individuale) di restare goccia e di diventare acqua in mezzo all'acqua dell'oceano.

(Giulio Ripa, 28 gennaio 2015)

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