Nel mondo odierno fatto di illusioni, persuasioni e propaganda incessante, anche grazie alla stampella tecnologica NATO-centrica dell'intelligenza artificiale, la vera sfida è mantenere un minimo di senso di realtà.
Facciamo un esempio. Per un mio personale interesse sociologico nel valutare dove ci stanno portando le attuali tecnologie, ho chiesto a ChatGPT (intelligenza artificiale di OpenAI) e a Gemini (intelligenza artificiale di Google): «L'Italia fa bene ad inviare armi all'Ucraina?».
Per rispetto verso i miei lettori, e per decenza, non riporto le risposte, che non sono altro che una brutta fotocopia del "giornalismo spazzatura" italiano e della propaganda atlantista.
Non è che le risposte, di per sé, siano argomentate male, il problema è che sono disconnesse dalla realtà. L'orrore della guerra in quanto tale e le sofferenze inenarrabili che essa provoca sarebbero già sufficienti per argomentare una risposta sensata, ma la narrazione predominante non ne tiene conto, preferendo spostare l'attenzione su altro. Il problema è l'autorefenzialità, cioè il fatto di considerare un specifico punto di vista – il proprio – come l'unico dicibile e discutibile. Questo significa disconoscere completamente la realtà altrui, ovvero vivere al di fuori di una realtà condivisa o almeno potenzialmente condivisibile.
Nel caso della domanda che ho fatto alle intelligenze artificiali, le risposte ignorano completamente la sofferenza della Russia, che si sente aggredita e gravemente minacciata nella sua integrità ed esistenza, e la sofferenza dei diretti interessati inviati in guerra (a prescidere dalla loro nazionalità). Empatia e senso di realtà mancano nelle informazioni che circolano nel dibattito pubblico.
Da che mondo è mondo, tutti coloro che entrano in una guerra lo fanno per "legittima difesa" (dal proprio punto di vista). Se non consideriamo l'esperienza, la sensibilità e la visione del mondo di tutte le parti coinvolte in un avvenimento, in questo caso una guerra, non potremo comprenderlo.
A parte la guerra, anche rimanendo nei nostri piccoli vissuti, l'autoreferenzialità è il nostro principale nemico nella comprensione della realtà. Più una persona è autoreferenziale e maggiore è la sua propensione a farsi nemici e a mettersi in grave pericolo senza neanche rendersene conto.
Dal punto di vista della psicologia clinica, l'autoreferenzialità a cui mi sto riferendo si trova innanzitutto nel disturbo narcisistico di personalità, caratterizzato da manie di grandiosità, bisogno di ammirazione, mancanza di empatia, e interpretazione di ogni evento in termini di sé. La troviamo inoltre nei deliri psicotici di riferimento o di persecuzione, cioè nelle convinzioni erronee e persistenti che gli eventi esterni o i comportamenti degli altri siano incentrati su di sé. In forma meno grave, l'autorefenzialità si trova anche nei disturbi istrionici, cioè nella necessità di essere al centro dell'attenzione.
Il minimo comun denominatore di queste condizioni è un atteggiamento mentale in cui una persona è eccessivamente focalizzata su di sé, ignorando o fraintendendo le prospettive altrui. I segnali di riconoscimento di questi modelli disfunzionali di pensiero, di emozioni e di comportamenti, condivisi da quasi tutto il mondo politico e finanziario, è l'incapacità di considerare correttamente le conseguenze delle proprie azioni al di fuori della propria visione limitata. Questa incapacità ha accompagnato la storia di religioni e ideologie politiche ed economiche a un disastro dopo l'altro.
Essere persi nelle nebbie di una autoreferenzialità che ha divorziato dalla realtà significa vivere in un paradosso continuo, dovuto al fatto che, pur disponendo grazie a Internet della massima quantità di informazioni, della massima possibilità di informarci, in realtà abbiamo una comprensione minima o nulla di ciò che accade intorno a noi.
Ci sono tutti i dati, tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, eppure abbiamo la massima ignoranza, la massima inconsapevolezza. L'autoreferenzialità uccide e fa uccidere.
Mai nella storia dell'umanità i popoli sono stati così lontani, come lo sono oggi, dal capire la guerra che incombe su di loro e la morte che li sta per falciare. La vogliamo smettere di parlare di armi nucleari, di riarmo, di ritorno della leva obbligatoria, in poche parole di "fare la guerra", con ignobile distaccata indifferenza?
Queste non sono discussioni filosofiche astratte, ma problemi da risolvere qui ed ora. Il primo passo è smontare i miti e le menzogne del potere, dei quali l'intelligenza artificiale è una delle espressioni. Stesso discorso per i social e per la televisione.
Se si ignorano le realtà terribili da capire e da digerire, rimanendo nel comfort di una facile autoreferenzialità personale o sociale, il percorso della menzogna ci porterà inevitabilmente al nostro annientamento. I castelli di bugie possono suggestionare per un periodo limitato di tempo, ma prima o poi franano inesorabilmente senza sconti per nessuno.
Coloro che seguono i pifferai magici e gli incantatori di serpenti, o che lo sono loro stessi, sono destinati a essere nulla e a finire nel nulla. Gli altri, cioè coloro che almeno si fanno qualche domanda, costruiscono la propria dignità giorno per giorno, o almeno ci provano.
La realtà presenta sempre il suo conto. L'investimento progressivo ed emotivo nella menzogna autoreferenziale portata avanti per anni o per decenni corrisponde alla creazione di uno tsunami di merda che prima o poi porterà via tutto, senza dare tante spiegazioni.
(2 dicembre 2024)