Viviamo in un tempo in cui, in nome del “bene comune” (cioè della politica), viene sempre di più legittimata l’imposizione della volontà di qualcuno sulla volontà di altri. Più o meno, storicamente, è sempre stato così e difficilmente potrebbe essere diversamente: passando dalle classiche vere monarchie del passato fino alle finte e tiranniche democrazie del presente, qualcuno al comando c’è sempre stato e probabilmente sempre ci sarà. La questione su cui qui vorrei porre l’attenzione è quando certe scelte di “potere-dominio” (cioè di imposizione della propria volontà su quella di altri) vengono fatte in nome dell’amore, del bene di tutti, dell’etica, con la conseguente “amorevole legittimazione alla persecuzione” di chi non vuole sottomettersi a tale potere.
Un amore che perseguita chi fa scelte diverse dalle proprie è quantomeno patologico, per non dire peggio. L’esempio più recente non è solo l’uso discriminatorio del green pass e di tutto ciò che ne consegue (emarginazione sociale e lavorativa, impossibilità di vivere), ma anche l’impostazione ideologica che ne è alla base: «Siccome io sono nel giusto e faccio la scelta giusta per il bene mio e altrui, in questo caso quella di farmi inoculare una terapia genica sperimentale dagli esiti ignoti, alias vaccino, ne segue che anche tu devi fare la stessa cosa o essere pesantemente punito». In realtà, nell’immaginario comune, la parafrasi “terapia genica sperimentale dagli esiti ignoti” è stata sostituita con “terapia immunizzante”, per quanto ciò sia semplicemente falso, così come falsa è quasi tutta la narrazione istituzionale nel suo complesso (per approfondimenti, su cui ora non voglio dilungarmi perché mi porterebbero fuori strada in questa breve pillola, rimando i miei lettori al video di Massimo Mazzucco “Covid: cure proibite” e al libro di Tiziana Alterio “Il dio vaccino”, con prefazione di Mauro Scardovelli). Ma il potere-dominio, sin dalla notte dei tempi, basa la sua non-forza sulla menzogna...
Cosa c’entra tutto questo con l’amore? Nulla, se non fosse per il fatto che la massima autorità religiosa riconosciuta da una parte considerevole della popolazione mondiale ha equiparato la scelta di vaccinarsi ad una scelta di amore, il che, per quanto opinabile e personale, da un certo punto di vista potrebbe anche essere vero se, nell’eggregora dominante e mass-mediaticamente diretta a favore delle sperimentazioni geniche e di altre terapie farmacologiche impropriamente fatte rientrare sotto il cappello unico della parola “vaccino”, ciò non implicasse che una scelta diversa sia necessariamente di “non amore”. Tale implicazione, se presente, oltre ad essere una fallacia del ragionamento, è anche un’altra delle tante menzogne in cui siamo immersi e una base di pregiudizio verso la legittimità della libera scelta individuale in questa e in altre circostanze.
Ma allora, cos’è l’amore e in che rapporto può stare con la politica?
Una delle possibili definizioni di “amore”, secondo me, è “rinuncia volontaria al potere-dominio”. Non a caso, nella Religione dell’Ultima Lotta, i maestri dell’umanità invitano fortemente a “non esercitare potere sulle altre persone”. Se la politica fosse realmente democratica e rappresentativa degli interessi della collettività, sarebbe assai più cauta e si lascerebbe guidare da uno degli ammonimenti di Gandhi: «Prova a richiamare alla mente il volto dell’uomo più povero e debole che tu abbia mai visto e chiediti se ciò che stai per fare potrebbe giovargli in alcun modo». Questo ammonimento dovrebbe valere per tutti, soprattutto quando i sentimenti di rabbia, di paura, di collera o di odio (per citare le emozioni più ricorrenti nella politica e nei media) si fanno strada nei nostri cuori.
L'amore ci spinge verso la luce, superando la nostra identificazione solo nel corpo, nei sensi, nella materia, nell'oscurità della "piccola mente" individuale, ma senza disconoscere questi aspetti che comunque ci appartengono e che sono funzionali alla vita. L'amore, in quanto forza attrattiva e unitiva, ci stimola ad ampliare la nostra visione e ad avventurarci oltre i limiti angusti della separatività, dell'avidità e dell'egoismo, fino a sentirci parte del “grande noi”. Ci induce ad allargare la nostra empatia e compassione, fino ad includervi tutti gli esseri (compresi quelli che sostengono opinioni diverse o antitetiche alle nostre o che hanno atteggiamenti che possiamo percepire come ostili). Più grande è l'amore, maggiore è la capacità di accorgerci che, al di là delle opinioni, delle culture e delle rivendicazioni anche contrapposte o apparentemente incompatibili, a livello profondo i bisogni degli esseri umani finiscono con il coincidere. Ne troviamo un esempio nella Religione dell'Ultima Lotta, nel passo: «Gli Ascoltatori delle Preghiere, esseri di profondo Amore che ascoltano proprio tutti, credenti e non credenti, persone di fede e persone atee, stolti e saggi, fanatici ed equilibrati, riferivano le principali preoccupazioni e necessità degli esseri umani e non umani che abitano sulla Terra: la loro saggezza è così profonda che, di fronte all’Assemblea, furono capaci di riconoscere la medesima essenza in tutte le preghiere».
Di segno opposto all'amore, c'è il potere-dominio, che di solito ci attira e fa leva sulle nostre debolezze. La ricerca di questo tipo di potere ci blocca la crescita spirituale e ci trascina verso le tenebre, verso i bassifondi della coscienza, mantenendoci separati, in competizione (cioè in guerra) con gli altri e alienati da noi stessi.
Stando così le cose, perché il potere-dominio ci attira?
Chi più ha, chi dispone di più mezzi, chi può dire (cioè imporre) agli altri che cosa fare, sembra in una posizione invidiabile. Chi è soggetto al potere altrui, invece, appare in una posizione sfavorevole, svantaggiata o persino miserabile. Questa è esattamente la visione che il potere-dominio cerca di mantenere e alimentare, allo scopo di essere il principale “oggetto del desiderio” e quindi di diffondersi sempre di più, in modo sottile e indisturbato in tutti i livelli della società, come un virus infettivo.
In effetti, questa del potere-dominio è una vera epidemia, percepibile però solo agli attenti osservatori che hanno svolto uno specifico lavoro per riconoscere questi germi infettivi dentro se stessi. Non a caso, nella Religione dell'Ultima Lotta, compare questa frase apparentemente misteriosa: «Ben conoscevano l’andamento dei tempi e quel germe infettivo che stava dilagando».
(22 agosto 2021)