Il presidente russo Vladimir Putin, durante una conferenza stampa a San Pietroburgo il 26 dicembre 2024, ha dichiarato che "Dio è con noi", rispondendo a una domanda sulla possibile conclusione del conflitto in Ucraina entro il 2025.
La sua affermazione ha un impatto psicologico molto forte, in particolare rimane come un messaggio impresso nell'inconscio dei suoi sostenitori.
"Dio è con noi" sottolinea un approccio alla guerra in cui la religione è un elemento di legittimazione morale di fronte a scelte molto difficili, cruente e costose. La Russia si presenta come difensore della cristianità ortodossa, contrapposta a un Occidente disumanizzato che non crede più a nulla, che è soltanto affarista, con una visione a brevissimo termine. L'Occidente, dalla prospettiva della Russia, è semplicemente l'impero del male.
Questo, in sintesi, ciò che Putin ha voluto evocare con le sue parole. Fin qui, credo di non aver né aggiunto né tolto nulla a ciò che lui ha comunicato sia in questa che in altre occasioni.
I commenti politici seri li hanno già fatti altri. Quelli denigratori, che sicuramente non mancheranno, non li considero e non li cerco.
Io vorrei solo aggiungere una domanda. Invece di "Dio è con noi", non sarebbe meglio "Dio è in ciascuno di noi, in particolare in coloro che sono afflitti e soffrono"? Non sarebbe meglio "Dio è in coloro che portano la croce senza cedere alla seduzione dei soldi e del potere"?
La frase "Io sono la via, la verità e la vita", pronunciata da Gesù nel Vangelo di Giovanni (14:6), non vale anche per i cristiani ortodossi russi?
Ancora meglio, non sarebbe "Deus sive Natura"? Ma forse sto andando troppo oltre... ne ho parlato in "La gioia è il sentimento della realtà".
(31 dicembre 2024)