Fonte (Byoblu, 21 giugno 2018, licenza Creative Commons BY-NC-ND 2.5 IT):
https://www.byoblu.com/2018/06/21/sullorlo-della-tomba-di-internet-controrassegna-blu-18/
Sotto il video c'è la trascrizione
FIRMA ANCHE TU PER CHIEDERE AI PARLAMENTARI EUROPEI DI NON RATIFICARE LA DIRETTIVA SUL COPYRIGHT CHE DISTRUGGERÀ LA RETE: https://www.byoblu.com/firma-per-evitare-la-distruzione-di-internet/
SCARICA QUESTA CONTRORASSEGNA E RICARICALA SUI TUOI SOCIAL OPPURE INVIALA VIA WHATSAPP A TUTTI I TUOI AMICI. PUOI SCEGLIERE TRA LA VERSIONE HD O QUELLE IN BASSA RISOLUZIONE, ADATTE AL TUO SMARTPHONE: https://www.byoblu.com/preleva-e-diffondi-la-controrassegna-blu/
Mancano 13 giorni alla distruzione della rete per come la conosciamo. Firma adesso …o mai più!
Sta succedendo qualcosa, qualcosa che forse non tutti sanno, e non lo sanno perché quelli che dovrebbero informarli sono interessati a mantenere un basso profilo. Qualcosa riguarda internet e le nostre libertà. Siamo ormai abituati agli attacchi alla rete che arrivano dal nostro Parlamento, il Parlamento italiano, ma questo viene da molto, molto più in alto. Per la precisione, dal Parlamento europeo.
Ieri la Commissione Affari Legali del Parlamento europeo, dopo 21 mesi di discussioni sulla legge sul Copyright, era chiamata a decidere: se accettare la cosiddetta versione del piano Oettinger/Voss, ovvero quella della tassazione sui link e sulla censura preventiva, oppure la versione più ragionevole di buon senso dell’eurodeputato dei verdi tedeschi Julia Reda. E, manco a dirlo, ha votato per l’alternativa di Oettinger/Voss, Oettinger era quello, tutti lo ricorderete, che disse che i mercati avrebbero insegnato all’Italia come votare.
Cosa significa? Significa che se il 4 di luglio il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, stante il parere favorevole di ieri della Commissione, dovesse votare per la ratifica di questa legge sul Copyright, beh! Da quel momento in poi, se caricherete un contenuto vostro sul web, potreste incorrere in spiacevoli messaggi come: “non avete una licenza per questa regione, per questo contenuto”, oppure il caricamento è stato disabilitato perché “le probabilità di violazione del copyright sono elevate”, o che “è necessario attendere mentre le foto delle vostre vacanze vengono caricate, perché prima devono essere confrontate con tutto lo scibile umano degli scatti fatti dai detentori dei diritti”. A questo potrebbe ridursi il dibattito in Rete!
Prendiamo ad esempio l’articolo 11, che instaura la cosiddetta “tassa sui link”. Non stiamo parlando, a scanso di equivoci di film o di canzoni o di interi libri, ma stiamo parlando del testo che, citato testualmente si riferisce, “anche ai più piccoli frammenti di articoli contenenti notizie”, che “devono avere una licenza”. Avete presente quel piccolo testo di anteprima che appare a fianco o sotto a un link, in mancanza del quale nessuno sano di mente si sogna di cliccare? Ecco, anche quello dovrebbe disporre di un’adeguata licenza!
Ma sentite cosa dice l’articolo 13. “Le piattaforme online sono responsabili per le violazioni del copyright dei loro utenti” e “devono in ogni caso implementare filtri preventivi sugli upload”. Significa che gli algoritmi rigetteranno a priori qualunque contenuto che “potrebbe” violare il copyright, prima ancora che appaia online. Ma gli algoritmi non sono immuni ai falsi positivi e non possono certamente distinguere gli usi ammissibili, come le parodie, i meme, il diritto di critica… Non c’è nessuna concessione al concetto stesso di “Fair Use”. Ecco, ad esempio sarà impossibile pubblicare la foto di chicchessia con una scritta sotto, appunto i meme, a meno che quella foto non l’abbiate scattata voi stessi, e anche così sarete comunque giudicati “colpevoli” a meno che non vi dimostriate “innocenti” e non conduciate lunghe battaglie per riportare online i vostri contenuti. Anche questa ControRassegna diventerà impossibile da realizzare, a meno che di non tagliare qualunque immagine e di non trasformarsi in un grande media televisivo. E chissà, se questa legge dovesse essere retroattiva, chissà quanti canali, a milioni verranno oscurati nei prossimi mesi. Inoltre, chi è che ne trarrà vantaggio? Non tanto gli editori, come ci si potrebbe aspettare, perché già analoghe leggi in Spagna e in Germania hanno dimostrato che questa politica porta, in realtà, a un calo delle letture e degli articoli. Invece, andrà bene per chi ha i mezzi e le tecnologie per implementare questi potenti algoritmi, questi filtri. Chiaramente parliamo di Google e Facebook, mentre tutte le altre piattaforme dovranno disabilitare la possibilità di caricare anche dei semplici link. Quindi i monopolisti diventeranno ancora più monopolisti.
Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, ha dichiarato che questo è “un passo senza precedenti verso la sorveglianza e il controllo automatizzati”. E perfino il relatore alle Nazioni Unite che si occupa della libertà di opinione e di espressione, ha detto che andiamo verso una “censura preventiva” che “restringerà la libertà di espressione”.
Ho chiesto a Guido Scorza, avvocato esperto di questioni della Rete e che i lettori di byoblu.com conoscono bene, di esprimere le sue considerazioni. Eccole:
Alcune delle norme contenute nella proposta di direttiva approvata ieri dalla Commissione Giuridica del Parlamento europeo sono pensate male e scritte peggio, in maniera sciatta, approssimativa, di difficile applicazione. È una classica norma contro: è stata scritta pensando a Google e soci. Ma dovrà trovare necessariamente applicazione nei confronti di tutti, anche della più piccola delle start up. Si consegna a Google e soci il compito di decidere quali contenuti possono restare on line e quali, viceversa, potranno essere rimossi. Ed è esattamente quello che succederà, perché saranno loro a decidere quando rischiare una causa per violazione del diritto d’autore e quando non rischiarla. La rischieranno quando l’utente ha le spalle larghe e non la rischieranno quando l’utente non ha le spalle larghe. Ci sarà meno libertà d’informazione per tutti. La partita è ancora aperta, in Parlamento si vota probabilmente il 4 luglio: parliamone, parliamone, parliamone!
E allora parliamone! In Rete ci sono già oltre 50 mila tweet con l’hashtag #SaveYourInternet. E non è un caso se proprio il 4 di luglio viene già considerato Il Giorno dell’Indipendenza della Rete. Cosa possiamo fare? Beh! Innanzitutto far sapere agli eurodeputati, che voteranno il 4 di luglio a Strasburgo che noi il piano Oettinger non lo vogliamo. Byoblu si è già attrezzato con la sua raccolta firme, e gliela faremo avere. E allora guardate questo video, ricondividetelo, scaricatelo, ricaricatelo sui vostri profili e, mi raccomando, firmate e fate firmare. Forse non servirà a niente, ma ricordatevi che non si può mai sapere qual è la goccia che alla fine fa traboccare il vaso.