Affermare che non c'è da preoccuparsi per la raccolta massiva di dati personali perché siamo cittadini onesti e non abbiamo nulla da nascondere è un'argomentazione semplicemente infondata. Innanzitutto, il concetto di "nulla da nascondere" presuppone che tutte le informazioni personali siano irrilevanti, ma la realtà è ben diversa. Ogni dato rilasciato, una volta rilasciato, rimane disponibile per sempre e può essere utilizzato in modi inaspettati e potenzialmente dannosi.
Ad esempio, negli Stati Uniti, la sentenza della Corte Suprema nel caso "Dobbs contro Jackson Women's Health Organization" del 24 giugno 2022 ha ribaltato la storica decisione "Roe contro Wade" del 1973, eliminando così il diritto costituzionale federale all'aborto. A seguito di questa decisione, i dati raccolti dalle app per il monitoraggio delle mestruazioni possono essere utilizzati senza il consenso delle utenti per perseguire le donne sospettate di aborti volontari. Questo esempio, seppur specifico e grave, mette in luce come informazioni che oggi sembrano innocue potrebbero in futuro essere usate contro di noi.
Inoltre, la raccolta massiva di dati personali crea un profilo dettagliato di ogni individuo che può essere sfruttato per scopi commerciali o di sorveglianza. Le aziende tecnologiche e gli enti governativi hanno accesso a una quantità senza precedenti di informazioni sui nostri comportamenti, preferenze e movimenti. Questo livello di monitoraggio può portare a discriminazioni e limitazioni delle libertà personali. Ad esempio, algoritmi di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzati per negare prestiti, assicurazioni o persino opportunità di lavoro basandosi su dati raccolti senza il nostro pieno consenso o comprensione.
La fiducia nelle istituzioni che raccolgono e gestiscono i nostri dati è un altro punto critico. Anche se oggi ci fidiamo di queste entità, non possiamo prevedere come cambieranno le leggi, le politiche aziendali o i governi in futuro. I dati personali, una volta rilasciati, possono finire nelle mani di attori malintenzionati attraverso violazioni della sicurezza, cambiamenti normativi o acquisizioni aziendali. Questi dati potrebbero essere utilizzati per finalità completamente diverse da quelle originali, mettendo a rischio la nostra privacy e sicurezza.
Un ulteriore aspetto da considerare è l'ineguaglianza di potere tra chi raccoglie i dati e chi li fornisce. Noi persone comuni abbiamo poco controllo su come vengono raccolti, utilizzati e condivisi i nostri dati. Questa asimmetria crea un ambiente in cui è difficile proteggere i propri diritti e interessi. Spesso siamo costretti ad accettare termini di servizio complessi e poco trasparenti per poter accedere a servizi essenziali, senza una reale possibilità di negoziazione o rifiuto.
Infine, il concetto di privacy non riguarda solo la protezione dei segreti personali, ma anche la salvaguardia della dignità e dell'autonomia. La possibilità di essere costantemente sorvegliati influisce sul nostro comportamento e sulle nostre scelte, limitando la nostra libertà di espressione e di azione. La privacy è un diritto fondamentale che deve essere protetto per garantire una società libera e democratica. Ignorare i rischi associati alla raccolta massiva di dati personali significa accettare una progressiva erosione dei nostri diritti essenziali, fino al punto che parole come "dignità" e "libertà" non avranno più alcun significato.
(10 giugno 2024)