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La verità rende schiavi?

Se la verità fosse una luce camaleontica inafferrabile proiettata dalla nostra mente, allora saremmo liberi di pensare e di percorrere l’eterna strada della ricerca di un senso della vita e delle cose. Sarebbe un cammino molto interessante senza un punto di arrivo, ma solo con l'inevitabile certezza della trasformazione e della morte. Poi, quel che avverrà durante e dopo la morte, sarà a libera scelta in base al proprio credo e ai propri bisogni. In assenza di qualsiasi verità, saremmo liberi.

Discorso ben diverso se la verità fosse invece un punto luminoso stabile ed esterno, non prodotto dalla nostra mente ma da essa osservabile. Ciò la renderebbe un riferimento che più verrebbe da noi compreso e interiorizzato, e minore spazio di libertà ci lascerebbe. In tale scenario, l’ipotetica comprensione totale della verità coinciderebbe con l’annullamento del pensiero personale, il quale non avrebbe altra scelta se non quella di coincidere con la verità stessa. Nel migliore dei casi potrebbe essere un’esperienza mistica se corrispondesse al superamento del proprio ego, ma è abbastanza raro che ciò accada. L'adesione a verità esterne porta invece solitamente a fenomeni sociali deludenti e mediocri, comuni nel sistema educativo e nel mainstream e, come reazione uguale e contraria, nel web e nei social. Potremmo sintetizzare tali fenomeni in questo modo:

  • “Complottismo” come nuova religione → E' il punto di vista di chi crede alle più svariate teorie, alternative o mainstream che siano, in modo acritico e fideistico e senza sentire ragioni di sorta, esibendo un atteggiamento maniacale e paranoico. Per fare un esempio, chi crede nei Santi Vaccini vedendo i non vaccinati come gli untori del 1630 di manzoniana memoria (teoria mainstream), non è molto diverso da chi crede che il governo e la scienza ufficiale siano “sempre” entità malevole che nascondono “sempre” la verità alla popolazione (teoria alternativa dei social). In entrambi i casi della teoria mainstream e della teoria alternativa dei social, si manifesta una sorta di fideismo cieco che porta a interpretare la realtà attraverso il filtro di una narrazione totalizzante, nella quale ogni evento o dato viene piegato per conformarsi alla teoria di base, senza alcuno spirito critico. Questo atteggiamento è caratteristico di una forma di “religiosità” moderna, dove la fede non è più rivolta a divinità trascendenti, ma a costruzioni ideologiche che danno senso e ordine a un mondo percepito come caotico e minaccioso. Il complottismo, in quest’ottica, non è solo una questione di credere o meno a determinate teorie, ma rappresenta un modo di stare al mondo, di definire il bene e il male, e di trovare un'identità in un'epoca di incertezze e rapide trasformazioni.
     
  • “Negazionismo” → E' l'atteggiamento storico-politico che, a fini ideologici e di utilità di parte, nega contro ogni evidenza l'accadimento di fenomeni storici o scientifici ben documentati, ma senza portare alcuna documentazione o esperienza empirica di tipo contrario e senza dubitare minimamente del proprio punto di vista. Anche in questo caso riscontriamo il negazionismo sia nelle teorie mainstream che in quelle social. Ad esempio, negare che i vaccini causino aumento della mortalità per tutte le cause, autismo, danni neurologici gravi e altre cause di invalidità permanente è una teoria negazionista del mainstream. Viceversa, negare che le bombe atomiche siano mai state sganciate su Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda Guerra Mondiale è una teoria negazionista social. I sostenitori di questa teoria affermano che i resoconti ufficiali riguardanti l'uso delle armi nucleari siano stati esagerati o completamente fabbricati dagli Stati Uniti per intimidire l'Unione Sovietica e il resto del mondo, consolidando la loro posizione di potenza mondiale nel dopoguerra. Secondo loro, le immagini e le testimonianze delle esplosioni atomiche sarebbero state manipolate o falsificate. In generale, mentre il negazionismo del mainstream si basa sulla difesa a oltranza e contro ogni evidenza di interessi di parte, il negazionismo social si basa, come reazione uguale e contraria, su una combinazione di revisionismo storico estremo e sfiducia totale verso le istituzioni governative.
     
  • “Sensazionalismo” → E' la tendenza a divulgare fatti e notizie, per lo più esagerandoli, allo scopo di suscitare un notevole interesse nell'opinione pubblica. In questo caso, l’obiettivo del mainstream e dei social è identico, cioè fare pubblico per guadagnare più soldi. Ciò porta facilmente alla falsificazione o quantomeno ad una distorsione della realtà. Prendiamo come esempio i tumulti di Capitol Hill negli Stati Uniti del 6 gennaio 2021 e quelli avvenuti in Brasile l'8 gennaio 2023. Sono esempi significativi di violenza politica, con morti. Entrambi gli eventi hanno visto sostenitori di ex presidenti, rispettivamente Donald Trump e Jair Bolsonaro, attaccare le istituzioni governative per protestare contro i risultati elettorali, spinti da accuse di frode, fondante o non che siano. Tuttavia, è facile e semplicistico concentrarsi solo sui video di questi tumulti per suscitare reazioni emotive e fare pubblico, senza un'analisi approfondita delle cause, dei retroscena, delle conseguenze e degli interessi di parte che li hanno generati e che da essi ne hanno tratto profitto.
     
  • “Narcisismo” → E' la tendenza sia esteriore, sia l'atteggiamento psicologico interiore, di compiaciuta ed eccessiva ammirazione di se stessi. Anche in questo caso, social e mainstream si equivalgono nell’amplificare il narcisismo, anche se ovviamente cambiano i soggetti. Mentre il mainstream tende ad amplificare il narcisismo di personaggi insulsi e incapaci che fanno comodo alle politiche governative, i social sono costruiti per amplificare il narcisismo di chiunque sia capace di raccattare followers. Preferisco astenermi dal riportare esempi specifici, però possiamo fare una considerazione generale. Le persone manifestano una forma di egoismo profondo di cui di solito non sono consapevoli, con un'evidente concentrazione su se stessi negli scambi interpersonali ed un’incapacità di vedere il mondo dal punto di vista degli altri. E’ l'atteggiamento di chi pone se stesso e la propria problematica al centro di ogni esperienza, trascurando la presenza e gli interessi degli altri.

Detto ciò, sia ben chiaro che i miei dubbi vanno a sistema di pensiero “basato sulla conoscenza della verità”, che solitamente si contrappone ad altre “verità” anch’esse declamate in modo forzato e spesso disturbante. Mi rendo conto che nelle definizioni precedenti ho scelto alcuni esempi molto problematici, e l’ho fatto di proposito per suscitare una riflessione. Sono solo un modo per esternare come questi temi possano apparire da un determinato punto di vista, ma è evidente che ciò che è da ritenersi complottismo o negazionismo può essere descritto con esempi contrapposti ai miei, se il punto di osservazione cambia.

Comunque, tra “dubitare” di un’idea e “affermare il contrario” ce ne corre. Una persona che tendenzialmente “dubiti”, infatti, si lascerebbe molte strade aperte e sarebbe libera di cambiare idea o percorso di vita se lo volesse. Chi vive nelle “certezze”, invece, ne è schiavo.

I miei lettori potrebbero criticarmi per aver messo sullo stesso piano di complottismo, sensazionalismo, negazionismo e, forse, anche di analfabetismo funzionale e di incapacità di deduzioni logiche coerenti sia l’informazione ufficiale, scolastica e accademica, sia quella alternativa dei social e del web. E’ esattamente ciò che sto cercando di esprimere.

Andiamo di più nello specifico per evitare fraintendimenti. Chiunque potrebbe contestarmi che «se “a” fosse maggiore di “b” e “b” fosse maggiore di “c”, come potrei legittimamente dubitare che “a” non sia maggiore di “c”»? Detta così sarebbe infatti una verità che inchioda, una di quelle incontestabili e senza spazio per argomentazioni alternative, ma non è di questo tipo di ragionamenti logico-deduttivi che sto dissertando, anche perché la matematica non è portatrice di verità, ma solo di opportune affermazioni ricavate da assiomi che, per loro natura, hanno un valore che trascende quello della verità o della falsità.

La matematica è estremamente utile e potente se usata con giudizio e senza inganni, ma non è vera, né falsa.

Ad esempio, la matematica dei popoli precolombiani, come quella dei Maya e degli Aztechi, aveva alcuni presupposti e sistemi di numerazione e geometrici diversi da quelli da noi conosciuti. I Maya utilizzavano un sistema vigesimale (basato sul numero 20) anziché il sistema decimale. Anche la loro comprensione della geometria era diversa. Mentre la nostra geometria euclidea si basa su concetti come linee rette e angoli, i Maya e gli Aztechi svilupparono una geometria basata su forme naturali, come le curve e i cicli (cioè pattern ricorrenti o periodici osservati in natura, in particolare quelli legati all'astronomia e al tempo). La loro geometria si rifletteva nei disegni architettonici e urbanistici. I templi e le città erano infatti spesso disegnati in base a principi geometrici che riflettevano l’osservazione dei cicli astronomici e delle forme naturali. Questi strumenti matematici e geometrici erano estremamente utili per le loro esigenze astronomiche, agricole e religiose. Tuttavia, proprio come la nostra, la loro matematica e geometria non erano né vere né false in senso assoluto. Piuttosto, erano sistemi di conoscenza costruiti per rispondere alle specifiche esigenze culturali e pratiche della loro società.

Tutto ciò, tra l'altro, si tira spontamente dietro la domanda del perché questi popoli (erroneamente) considerati primitivi (dai colonialisti occidentali che non hanno esitato a sterminarli) fossero così interessati all'astronomia, visto che potrebbe sembrarci così distante dai problemi quotidiani. Evidentemente la nostra visione del mondo è significativamente diversa da quella che loro hanno avuto, pertanto la nostra non è generalizzabile e risulta alquanto limitata.

Stesso discorso per la fisica e la chimica. Qualcuno ha mai visto un elettrone? No, nessuno ne ha mai visto uno nel senso tradizionale del “vedere”, e ciò è reso impossibile dal fatto che tale particella subatomica ha dimensioni molto al di sotto della lunghezza d'onda della luce visibile. Ne diamo per scontata l’esistenza, e la fisica degli elettroni è estremamente utile e coerente con la nostra matematica e con le altre conoscenze correlate. Ma se avessimo un’altra fisica basata su un modello diverso dell’esistente, sorretta da un altro tipo di matematica, probabilmente avremmo risultati altrettanto utili senza bisogno di teorizzare l’esistenza degli elettroni.

E’ verosimile che altri popoli in altre parti dell’universo possano avere fisiche e matematiche diverse dalle nostre, ma ciò non le renderebbe più vere o più false delle nostre. A livello empirico, per dimostrarne l’esistenza basterebbe porre l'attenzione sul fatto che i velivoli alieni (osservati in tutto il mondo dai militari e dai piloti degli aerei di linea, con testimonianze talvolta molto dettagliate) volano senza propulsione e con accelerazioni impossibili per la fisica a noi conosciuta.

Un altro esempio di tipo storico è che le piramidi, sia in Egitto che in numerosi altri luoghi sparsi in tutto il pianeta: Sudan (Meroe), Messico (Teotihuacan, Chichen Itza, Uxmal), Guatemala (Tikal), Perù (Caral, Pachacamac), Cina (Provincia di Shaanxi), Cambogia (Koh Ker), Bolivia (Tiwanaku) e Iraq (Ur). Queste piramidi sono state costruite con blocchi di pietra impossibili da spostare con le nostre conoscenze e mezzi. Altri esempi analoghi sono le costruzioni in Perù come Machu Picchu, Sacsayhuamán, la Piedra de Sayhuite, le linee di Nazca e Ollantaytambo. Non sto ponendo l’attenzione sul fatto che siano opere umane o aliene (dubbio comunque legittimo), ma sul fatto che dimostrano i nostri limiti di conoscenza e il sicuro uso nei tempi antichi di matematiche e/o di ingegnerie diverse dalle nostre.

Discorsi simili valgono per i reperti archeologici che contraddicono le nostre conoscenze storiche o per le analisi di laboratorio i cui risultati sfuggono alla comprensione ordinaria. Ciò non significa che siano falsi, né possiamo presumere che siano necessariamente veri, possiamo solo affermare di avere dei seri limiti nella conoscenza. A tal proposito, gli "OOPArts" (Out Of Place Artifacts) sono reperti archeologici la cui datazione o collocazione risulta inspiegabile per le nostre conoscenze.

"Archeologia proibita" (Forbidden Archeology) è un libro scritto da Michael A. Cremo e Richard L. Thompson, pubblicato per la prima volta nel 1993. L'opera propone una visione non convenzionale della storia umana, suggerendo che l'uomo moderno potrebbe essere molto più antico (tre milioni di anni fa) di quanto indicato dalla scienza archeologica tradizionale (100.000 anni fa). I siti archeologici che producono tali evidenze, non solo sotto forma di reperti paleontologici, ma anche di manufatti, vengono dettagliatamente descritti e interpretati in questo saggio. Ciò che emerge è che con ogni probabilità non è esistita un'evoluzione del genere umano dall'Australopiteco all'Homo Sapiens, ma che al contrario uomini e ominidi hanno da sempre coesistito sulla Terra e che quindi la teoria evoluzionista della vita sul nostro pianeta, su cui si basano le odierne scienze naturali, non ha alcun fondamento certo. Del resto, la teoria di Darwin è stata fortemente strumentalizzata per fini politici e coloniali, ma l'essere umano è un evidente controesempio di tale teoria, giacché è una specie senza un habitat naturale specifico e senza un adattamento corporeo alla vita in natura in mezzo ai predatori.

Esistono comunque teorie alternative, dove "alternativo" non vuol dire "più vero", significa soltanto avere più strade di ricerca da percorrere. Nel 1969, Roger W. Wescott, allora professore ordinario di antropologia alla Drew University a Madison (New Jersey, Stati Uniti), scosse la comunità accademica con un libro in cui si sosteneva che la nostra evoluzione fosse legata a processi di domesticazione. In quel suo saggio The Divine Animal, lo studioso ipotizzava che antichi colonizzatori del nostro pianeta avessero effettuato pressioni selettive sugli ominidi, guidando nel tempo l'evoluzione umana, sia biologica che culturale. Wescott fece uno studio comparato di molte specie addomesticate, analizzando anomalie e caratteristiche biologico-comportamentali della nostra specie. A distanza di quasi cinquant'anni da quel primo studio, il biologo molecolare Pietro Buffa ha approndito la questione nel libro Resi umani. Da organismi scimmieschi all'ominide pensante. Una storia ancora da scrivere (2018).

Un altro esempio molto intrigante per mettere in dubbio le nostre attuali conoscenze è un caso documentato dal filmmaker Jeremy Corbell nel suo documentario Patient Seventeen. In estrema sintesi, il chirurgo Roger Leir ha rimosso piccoli oggetti dal corpo dei suoi pazienti la cui analisi isotopica ha dimostrato valori diversi da quelli terrestri. Stiamo parlando di oggetti che quindi non possono avere avuto origine nel nostro pianeta. Ma non voglio dilungarmi oltre, né discutere nel merito. E’ solo per dire che se cerchiamo controesempi che pongono interrogativi su ciò che crediamo di sapere, possiamo trovarne un’infinità. E’ però estremamente raro mettersi a cercare qualcosa che metta in dubbio le proprie idee o conoscenze, è molto più semplice farlo per fare polemica e additare gli altri.

Il problema non è studiare un argomento e farsi un’idea propria, il che sarebbe più che auspicabile, ma credere fermamente in un’idea precostituita o insegnata da altri. Ciò può provocare disastri, soprattutto quando quell’idea si presenta con la pretesa di universalità.

Se volessi dubitare che Cristoforo Colombo abbia avuto qualche merito nella conoscenza del continente americano, non sarebbe un grande problema, perché la storia è storicistica e un po’ romanzata. Potrei usare un dubbio del genere per fare una personale ricerca storica. Questo è proprio ciò che ha fatto lo storico Riccardo Magnani, secondo cui il continente oltreoceano era già conosciuto dall’Europa e frequentato ben prima del 12 ottobre 1492. A riprova, ha raccolto diverse mappe, dipinti e testimonianze inequivocabili. Non sto dicendo che lui abbia necessariamente ragione, dico soltanto che più idee e ricerche ci sono e meglio è.

Stesso discorso se mi ponessi la domanda se Napoleone abbia mai messo piede per davvero sull’Isola d’Elba, o se Cristo abbia mai detto una sola frase di quelle contenute nei Vangeli, o se Budda sia mai esistito. Tutti questi non sarebbero problemi. Io infatti sono buddista, ma ho seri dubbi sul fatto che Gautama Siddharta sia mai esistito o, ammettendo la sua esistenza, che i testi buddisti giunti a noi abbiano un qualche fondamento storico. Mi pare più verosimile che in ogni parte del mondo si siano sviluppati filoni di pensiero che, a un certo punto, abbiano sentito l’esigenza di inventarsi divinità o personaggi straordinari per legittimarsi e conferirsi autorità. Con ciò, però, non sminuisco minimamente la saggezza delle tradizioni millenarie, che per me hanno piena dignità.

Anzi, per essere più precisi, il “bisogno” di personaggi storicamente fondati e realmente vissuti come fondatori di determinati religioni è legato più alla ricerca di rassicurazioni interiori per le proprie credenze che alla storia intesa come ricerca e studio. Nell’antichità la questione è stata intesa molto diversamente, e ciò dovrebbe farci legittimamente dubitare di certi racconti.

A titolo di esempio, Nagarjuna è considerato uno dei più grandi pensatori del buddismo asiatico, con un’influenza significativa nello sviluppo storico del buddismo. Vissuto in India tra il II e il III secolo d.C., il suo approccio filosofico si concentrò esclusivamente sulle implicazioni del pensiero del Budda, tralasciando la sua storicità. In un periodo in cui la tradizione buddista era soggetta a intense discussioni e divergenze, Nagarjuna enfatizzò il concetto di "vacuità" applicandolo a tutte le cose, comprese le stesse dottrine del Budda. Questo ci allontana dall’importanza letterale o storica del Budda verso una comprensione più astratta e filosofica della sua figura. Nei tempi successivi, il buddismo Mahayana, come quello interpretato da Nichiren Daishonin, ha fatto coincidere “il Budda” con “la vita stessa”, in una comprensione cosmica e metafisica che nulla ha a che vedere con la storicità. In tale visione, i racconti sulla vita del Budda storico assumono quindi una valore esclusivamente didattico, anche se difficilmente i fedeli se ne rendono conto o sarebbero disposti ad accettarlo.

Potremmo fare un discorso analogo sulle tradizioni giudaico-cristiane, la cui narrazione storica non ha alcuna base documentaria che possa liberarci da seri dubbi, a meno che non si voglia considerare la Bibbia come un documento storicamente fondato, di cui però non si sa nulla né sugli autori, né sulle infinite manipolazioni e aggiustamenti che ha subito nei millenni. A fare indagini storiche in tal senso ci hanno già pensato noti biblisti, con risultati sorprendenti rispetto alle narrative didattiche e semplificate trasmesse ai fedeli. Il biblista Mauro Biglino, peraltro coautore del libro con Pietro Buffa precedentemente citato, è noto per aver chiaramente messo in luce la distanza incolmabile e sorprendente tra la narrazione della tradizione cattolica e quella scritta nella Bibbia, pur senza aver mai sostenuto che l'una sia più vera dell'altra. Anzi, lui ha affermato che se qualcuno fosse alla ricerca di una teologia, farebbe meglio a scegliersene una tradizionale perché pienamente degna nel suo percorso evolutivo, piuttosto che ad affidarsi a teologie alternative contemporanee. Concordo con lui nel senso che ciò che secondo me conta è il messaggio che è arrivato a noi, non come si è formato storicamente. Più un'idea è valida, e meno sono importanti gli autori.

Quel che ho scritto fin qui è solo un punto di vista fra i tanti, di cui peraltro dubito. Il problema non è discutere con calma di determinate questioni, ma al contrario “non avere dubbi” e pretendere che nessun altro abbia il diritto d’averli. Da qui, la strada a disumanizzare l’altro sarebbe molto breve.

In tutto ciò, non è molto più liberatorio l’atteggiamento di Socrate, che sapeva di non sapere? Forse è quella l’unica libertà?

Estremizzando, come puro esercizio dialettico, potrei avere dubbi sull’esistenza della forza di gravità o sulla rotondità della Terra. La mia argomentazione è che ho dubbi sull’oggettività del mondo fisico, che lo considero più in conseguenza di come è fatta la nostra mente e dei limiti dei nostri processi cognitivi, piuttosto che dotato di caratteristiche intrinseche e immutabili. Intendo dire che noi percepiamo il mondo in un certo modo non perché sia realmente in quel modo, ma perché le nostre caratteristiche psico-fisiche non ci permettono di percepirlo diversamente. Altri popoli di altre parti dell’universo, con processi cognitivi diversi dai nostri e corpi fisici diversi o addirittura senza corpi fisici (mi riferisco sia ai casi documentati da Corrado Malanga, sia agli angeli e demoni della tradizione cristiana), potrebbero percepire tutto ciò che esiste su due dimensioni invece che su tre, oppure su quattro o cinque. E se le dimensioni geometriche non fossero tre, allora la Terra non potrebbe essere sferica, né nessun altro corpo celeste potrebbe esserlo. Il fatto che la geometria dello spazio debba avere tre dimensioni è solo una questione di utilità legata ai nostri limiti. Del resto, la stessa dinamica delle adduzioni (rapimenti alieni) ampiamente documentata da migliaia di casi, indagati uno per uno da Corrado Malanga, è fatta di eventi fisici non compatibili con la nostra percezione e conoscenza del mondo.

Quanto alla forza di gravità, le forme di vita che non hanno corpo fisico potrebbero non percepirla affetto, o percepirla in modo diverso dal nostro. Oppure, tornando ai velivoli alieni precedentemente accennati, i loro voli sono incompatibili con le nostre conoscenze fisiche, così come lo è la loro capacità di rimanere immobili in aria senza spinte propulsive. Le intelligenze che hanno creato questi mezzi di trasporto hanno presumibilmente una concezione della gravità significativamente diversa dalla nostra.

Chiunque analizzi queste mie riflessioni, noterà che ho portato tanti dubbi, e varie affermazioni opinabili. Il testo trasuda di alcuni miei punti di vista, i quali, però, domani stesso potrebbero essere diversi, perché tutto cambia e si trasforma. Come ho precedentemente accennato, dubito pure dei dubbi che ho posto.

(14 agosto 2024)

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