Da alcuni giorni sto vedendo, in uno dei luoghi che frequento quotidianamente, alcuni volantini che fomentano l'odio per una delle due parti coinvolte in una guerra che tutti conosciamo. Presumo che chi l'abbia affissi creda di essere nel giusto, ma forse non ha considerato che l'odio porta solo ulteriore guerra, morte, miseria e disperazione.
Io sto lavorando per la pace con il mio progetto di dialogo interreligioso, con le mie poesie, con il mio credo, con la mia trasformazione interiore. Tutto parte da noi, come disse il Mahatma Gandhi: «Un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso». Non ho fretta, i risultati arriveranno. Un antico proverbio giapponese esorta in questo modo alla pazienza: "Aspetta tre anni per ogni cosa, anche sopra una pietra":
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Convivere con sette miliardi di persone senza farci del male a vicenda non è semplice, ma è possibile. Un'epoca senza guerre distruttive è inedita nella storia umana, ma è forse l'unico vero obiettivo a cui l'umanità dovrebbe mirare. Nulla è impossibile: ciò che sembra impossibile oggi, potrebbe diventare possibile domani, non dobbiamo mai smettere di crederci.
Ieri, durante un dialogo, dal profondo del cuore mi sono uscite queste parole:
«Il mondo è bello perché vario, e proprio per questo non c'è bisogno di imporre niente a nessuno: questo è il presupposto di base per la pace».
Quando parlo di pace, non intendo una condizione statica e semplicistica intesa come assenza di conflitto, che di per sé non è né possibile né auspicabile: c'è un conflitto ogni volta che due o più persone hanno scopi non compatibili tra di loro, ma ogni conflitto può diventare occasione di crescita nel momento in cui il rispetto per "l'altro diverso da me" è così forte da motivare la ricerca di soluzioni creative e innovative, non pensate prima, che portino a un nuovo equilibrio basato sul rispetto.
Come scrisse una mia saggia amica in un suo biglietto da visita, che porto sempre con me: «Con la felicità l'obiettivo comune è il rispetto». Felicità, rispetto, benessere e sviluppo sono concetti legati tra di loro e che presumono quantomeno una relazione con gli altri. La felicità non è una condizione solo individuale, ma nasce nel rapporto con gli altri:
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La prospettiva alla base della guerra può essere ribaltata. Da un pensiero del tutto illusorio del tipo: "Sarò felice dopo averti annientato, dopo averti sottomesso, dopo averti fatto soffrire", è possibile passare ad una concezione più realistica di come funzionino i rapporti umani, ovvero: «La felicità sta dentro la felicità di tutti». Cosa succede se una persona ci sorride sinceramente? Ci sentiremo rincuorati. E cosa succede se invece mostra un'espressione piena di negatività? In qualche maniera, quella negatività influenzerà anche il nostro stato d'animo. Per questo è importante sorridere, lasciando volar via giudizi, rancori o qualunque altra cosa inquini la nostra mente. Il sorriso è la causa, non l'effetto, della felicità:
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Una persona veramente felice non è altro che una persona che ama la vita, ama la natura e cerca di impegnarsi per la felicità di tutti. Credo che comprendere questo sia il miglior punto di partenza per la risoluzione di qualsiasi conflitto.
Con questo spirito, ciascuno di noi può contribuire a un mondo migliore,
Francesco Galgani,
10 agosto 2014