Ognuno vede quel che “vuole” vedere e sente quel che “vuole” sentire, a prescindere dall’eventuale connessione con la realtà, ammesso che questa esista in senso oggettivo. Anzi, ormai sappiamo bene che non esiste. Al massimo, più che di realtà, potremmo parlare di un insieme di probabilità e di possibilità contrapposte, di cui ognuno di noi sceglie quel che vuole creandosi la propria realtà.
Quando parlo di scelta o di volontà, in questo caso, mi riferisco a qualcosa di sovente lontano dalla propria consapevolezza.
Per queste ragioni, quando riusciamo ad avere un vero dialogo con una persona, di solito questa è abbastanza simile a noi, almeno a livello di consapevolezza e di analisi di realtà, o, se lo si preferisce, di confusione mentale. Da un certo punto di vista, disordine e ordine mentale sono la stessa cosa.
A dimostrazione di tutto ciò, ognuno di noi si sceglie il medico che gli dica quel che vuole sentirsi dire. E infatti i modelli di medicina più deresponsabilizzanti sono quelli più ricercati e giustificati in mille modi (e più remunerativi per chi produce veleni). Indubbiamente il comfort, cioè il rimanere dove si è senza progredire, piace.
Ne segue che quando incontriamo l’altro stiamo incontrando una parte di noi stessi. Viceversa, il proprio sé è anche parte del sé altrui.
Insomma, siamo tutti sulla stessa barca, anzi, siamo la stessa barca.
(3 luglio 2023)