Stamani Enrica Perucchietti, una giornalista e scrittrice che spesso fa discorsi meritevoli di attenzione, ha pubblicato le sue riflessioni in un video di venti minuti, intitolato: «Ex Ceo di Google, Eric Schmidt: “Pronti a staccare la spina alla IA”». Tra le altre questioni, Enrica menziona la "classe inutile" generata dall'intelligenza artificiale, ovvero le persone disoccupate, le cui possibilità lavorative e creative sono state rubate dallo sviluppo tecnologico.
Enrica usa la parola "progresso" nel senso di "sviluppo". Come abbiamo già analizzato, è meglio distinguere i due concetti, perché le innovazioni possono sia migliorare che deteriorare la qualità della vita. Su questo tema, rimando al mio precedente articolo: "Gandhi e la modernità: lo sviluppo tecnologico non è progresso, ma regresso?".
Le parole sono importanti. Come può un uomo o una donna essere "inutile"? Tale termine riflette una visione estremamente svalutante del significato della vita, anzi, è espressione di una filosofia di morte, la stessa che incita al suicidio assistito dei giovani "poveri" perché poveri e dei "pensionati" perché non producono più soldi. E' la stessa filosofia demoniaca che chiede l'ibridazione tra uomo e macchina.
Noi non siamo il nostro corpo, ma molto di più. Noi non siamo qui per generare soldi, ma assai più vasto è il senso della nostra esistenza. Noi non siamo il prodotto di una evoluzione dovuta al "caso", che parte dal supposto brodo primordiale che, per "caso", ci ha portati alla situazione attuale. Tutto è mosso da una intelligenza di cui noi siamo parte e che è in tutto. Abbiamo un'anima eterna, e siamo in questo mondo per forgiarci e migliorarci. Non nasciamo per "caso" e nel "caso", ma ci portiamo dietro il bagaglio delle nostre precedenti incarnazioni e dei nostri avi. Tutto è mosso da un motivo.
«[...] ma le mie ali non erano adatte a un volo simile: sennonché la mia mente fu colpita da una folgorazione, grazie alla quale poté soddisfare il suo desiderio.
Alla mia alta immaginazione qui mancarono le forze; ma ormai l'amore divino, che muove il Sole e le altre stelle, volgeva il mio desiderio e la mia volontà, come una ruota che è mossa in modo uniforme e regolare»
(parafrasi degli ultimi versi della Divina Commedia)
Siamo esseri creativi e divini in un mondo infernale, ma ciò che viviamo e vediamo è un inferno soltanto se il nostro sguardo è continuamente rivolto alle cose infernali, come appunto l'intelligenza artificiale e le infinite guerre. Cambiando sguardo, come una persona che credeva erroneamente di vederci e che finalmente indossa gli occhiali giusti, possiamo accorgerci che il paradiso è qui.
Nessuno è “utile” e nessuno è “inutile”. Casomai, siamo tutti “indispensabili”, ciascuno per il motivo per il quale si è incarnato. Il senso dell'esistenza e la base della felicità vanno ricercati nella comunità e nei legami che ci uniscono.
Non è l'essere umano ad essere inutile rispetto all'IA, ma lo è questa rispetto al bisogno di benessere e felicità di ciascuno di noi.
(30 dicembre 2024)