La frase "Quando piove divido il mio ombrello, se non ho l’ombrello, divido la pioggia", che nei primi mesi di vita del blog era riportata in alto in tutte le pagine, è da attribuirsi, secondo alcune fonti web, a Enrique Ernesto Febbraro. Sebbene la paternità di tale frase non possa considerarsi certa, sicuramente esprimere in maniera sintetica ed efficace cosa significhi andare oltre il proprio egoismo. Similmente Daisaku Ikeda, nel libro "Giorno per giorno" (Esperia Edizioni) ha scritto:
«Se una persona è affamata, dovremmo darle del pane. Quando non c'è pane, possiamo almeno offrire parole che rinfrancano. Con una persona che pare fragile o malata possiamo parlare di qualche argomento che le sollevi il morale, infondendo in lei speranza e determinazione di guarire. Diamo qualcosa a ogni individuo che incontriamo: gioia, coraggio, speranza, fiducia, filosofia, saggezza, prospettiva per il futuro. Diamo sempre qualcosa.»
Questo spirito umanistico non è un semplice "dare agli altri", ma anche a noi stessi. Un'azione è buona, saggia e illuminata quando è benefica non solo per noi o per gli altri, ma per tutti. Secondo me, un'azione rivolta a fare del bene a noi e male agli altri o del male agli altri e del bene a noi non è mai una buona azione. Il cambiamento sociale parte innanzitutto da noi stessi. Il Mahatma Gandhi scrisse:
«Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.»
Nella nostra attuale società, pervasa dai veleni di avidità, collera e stupidità, serve una filosofia umanistica che metta al centro il concetto di "bene comune".
Nel mio libro "Solitudine e Contesti Virtuali: la solitudine in un mondo ipertecnologico", nelle sez. 3.2 e 3.2.1 ↑, ho scritto:
«La filosofia e le azioni ispirate a un basilare principio di mutua collaborazione e di reciproco aiuto, secondo cui “il sapere non è mio o di altri, il sapere è di tutti”, ben si ritrovano in progetti che stanno producendo effetti benefici, a livello globale, per una “comune umanità”, come il Progetto GNU iniziato da Richard Stallman, padre fondatore del software libero, come il kernel Linux, iniziato da Linus Torvalds e poi integrato nel progetto GNU, come la nota enciclopedia Wikipedia fondata da Jimmy Wales e Larry Sanger, e come in generale tutta la miriade di progetti e lavori basati sul copyleft e quindi in controtendenza rispetto alla dilagante e totale privatizzazione di ogni campo del sapere, della scienza e persino della natura (come meglio specificato nella sottosezione seguente).
L’espressione inglese copyleft è un gioco di parole su “copyright” e individua un modello di gestione dei diritti d’autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l’autore indica ai fruitori dell’opera che essa può essere liberamente utilizzata, diffusa e spesso anche modificata, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali (che dipendono dal tipo di licenza). Il termine copyleft, in un senso non strettamente tecnico-giuridico, può anche indicare il movimento culturale che si è sviluppato (perlopiù in Internet) sull’onda di questa nuova prassi, in risposta all’irrigidirsi del modello tradizionale di copyright (vedi "Teoria e pratica del copyleft: guida all'uso delle licenze opencontent").
Una precisazione sull’avidità del nostro tempo
A proposito della privatizzazione di ogni cosa, verso cui molte comunità online propongono modelli alternativi nell’ottica del “bene comune”, l’avidità del nostro tempo e il desiderio ormai fuori controllo di dominio su ogni aspetto della natura, e quindi di separazione di essa (già sottolineato nella sez. 2.4.1↑), sono ben esemplificati dal fatto che ormai anche una comune mela è di proprietà “privata” e “intellettuale” di chi l’ha brevettata. Oggi questa prassi, almeno in ambito commerciale, è considerata “normalità”, i brevetti sono considerati “normalità”, così come rivendicare avidamente la proprietà privata e intellettuale su qualunque cosa già esistente in natura prima ancora dell’esistenza della specie umana, colori compresi, è “normalità”. Forse quando sarà brevettata anche l’aria le persone si accorgeranno che un pensiero più umile del tipo “è di tutti e per tutti” è più intelligente di un avido e narcisistico “è solo mio”. Lo psichiatra Genovino Ferri considera proprio l’umiltà come un’evoluzione del narcisismo e come una predisposizione per giungere all’amore per la vita, per le persone, per la natura: in prospettiva, questa sarà la miglior risposta a tanti problemi del nostro tempo.
Non a caso, i progetti basati sul copyleft si muovono con una logica diametralmente opposta a quella dei brevetti, additati da più parti come una piaga tecnico-legale da cui occorre liberarsi quanto prima. Anche in questo caso, esistono comunità online, come la Free Software Foundation, che si muovono in tal senso, con campagne e azioni contro la brevettabilità nell’ottica di un bene comune.»
Concludo con una mia poesia su questo tema, tratta da galgani.it, rivolta a tutti :)
Tempi moderni
Corri e ancora corri,
t'affanni e t'arrabatti,
spremi ogni energia
per gioire d'un misero:
«È mio!»
Spirito sempre affamato
d'una avidità senza contegno,
ignara di sobrietà,
senza amore né rispetto
per quel che mai fu solo tuo:
quando il calore generoso del sole,
i prati fioriti,
e le amicizie vere
non potrai più vivere,
più nulla t'apparterrà!
Che cosa rimarrà
delle tue azioni infelici,
e dei tesori che Vita t'ha dato
senza giudizi,
senza pretese?
Unisciti a noi:
per il bene di tutti,
nei nostri cuori liberi,
da sempre arde l'impegno
nella condivisione e nella conoscenza.
(Francesco Galgani, 8 aprile 2014)