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I limiti umani della conoscenza e della comprensione, tra scienza, religione e agnosticismo

I paragrafi seguenti, che sono tratti dal libro "Felicità in questo mondo - Un percorso alla scoperta del Buddismo e della Soka Gakkai" (IBISG ed., 2006), offrono uno spunto per riflettere sui limiti che noi tutti abbiamo nella conoscenza e nella comprensione dei fatti della vita, siano essi dimostrabili o non dimostrabili, indagabili o non indagabili:

«[...] Spesso però l'approccio razionale trae in inganno: tendiamo a pensare che una cosa non esista (o non abbia un effetto concreto su di noi) solo perché non riusciamo a vederla o comprenderla razionalmente. Eppure la vita di tutti i giorni è piena di esempi che smentiscono ciò. [...]
L'essere umano è sempre rimasto saldamente attaccato alla Terra anche quando non conosceva l'esistenza della legge di gravità. Newton non l'ha inventata, ha intuito una legge universale che comunque esisteva e funzionava indipendentemente dalla sua comprensione. La sua "illuminazione" a questo fenomeno è servita al genere umano per utilizzare questa legge [...]
Quanto c'è di razionale in tutto ciò? Fin dove può arrivare la comprensione prima di fermarsi di fronte al mistero della vita? Ma noi spesso siamo fatti così, diciamo: «Prima devo capire. Non è possibile che una cosa che non capisco funzioni! Quindi non ci credo». Cosa diremmo a un cieco che sostiene che i colori non esistono, solo perché i suoi occhi non li vedono?
Se fossimo davvero coerenti con questo atteggiamento, probabilmente torneremmo all'età della pietra: quanti di noi possono dire di aver afferrato l'essenza del funzionamento delle cose che usiamo ogni giorno? Di una medicina ci basta sapere che è quella giusta e che avrà un effetto benefico. Non ci chiediamo perché funziona. Né, tanto meno, come funziona. [...].
Eppure usiamo queste cose ogni giorno, perché abbiamo verificato che premendo l'interruttore si accende la luce che illumina una stanza, e ci permette di vedere. Abbiamo semplicemente provato, sperimentato, senza fermarci alla teoria, senza perderci nei meandri di un trattato di fisica; senza fare a pezzi la radio per vedere dove si nasconde la musica.»

Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
1 marzo 2016

 

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