Il nostro mondo è spesso dominato da legittime aspettative di realizzazione economica e di successo, ma tali aspettative sono sovente inquinate e distorte da emozioni tristi, da giudizi sprezzanti verso se stessi o verso gli altri, da sensi di colpa, da senso di inadeguatezza, di inferiorità deprimente o, al contrario, di narcisistica superiorità. In questo clima di "non amore", possiamo soffrire pesantemente per parole come "sbagliato" od "errore", che diventano come specchi deformanti.
Queste parole non solo portano con sé una carica di negatività, ma possono anche limitare la nostra capacità di percepire il valore reale delle nostre esperienze vissute o delle situazioni non soddisfacenti, non chiare, ambigue o dall'esito incerto. Tutto ciò diventa ancora più pesante se la nostra anima soffre dell'unica malattia che per lei ha significato, cioè la solitudine.
A volte, però, basta davvero poco per stare meglio, vivere con tranquillità anche in mezzo al caos e accostarsi agli altri con più gentilezza. Ad esempio, possiamo sostituire l'espressione "essere sbagliato" con "non fa per me", e il concetto di "errore" con quello di "cambio di consapevolezza". Questo ci offrirà una visione più costruttiva e compassionevole del nostro e dell'altrui percorso di vita.
L'idea di "essere sbagliato", riferito ad una situazione, un comportamento o persino una persona, implica un giudizio universale e definitivo, che suggerisce l'esistenza di un modo corretto e uno sbagliato di essere o fare. Questa visione duale, però, trascura la complessità del reale e la ricchezza delle diversità, delle preferenze e dei talenti individuali. E' inoltre una visione che non tiene conto del relativismo del bene e del male, che coesistono e si contrappongono in reciproca interdipendenza e variabilità a seconda dei punti di osservazione e delle circostanze. Sostituire un'etichetta negativa con un semplice "non fa per me", invece, ci introduce ad una prospettiva più soggettiva e meno critica, aiutandoci a riconoscere che ciò che non funziona per noi può essere perfettamente valido per altri.
Inoltre, considerare gli "errori" come riflessi del nostro livello di consapevolezza in un dato momento ci permette di vedere ogni passo falso, o persino difficili e coraggiose scelte di vita, non come un fallimento, ma come un passaggio necessario nel nostro sviluppo e anche nel superamento delle nostre prove karmiche. Questo nuovo modo di interpretare le azioni passate — da errori a cambi di consapevolezza, da errori a superamento di prove, da errori a pulizia interiore — ci invita ad accettare che abbiamo fatto ogni scelta e agito in certi modi con le migliori informazioni e capacità che avevamo in quel momento.
Superare una prova karmica non necessariamente significa ottenere un risultato positivo, nel senso convenzionale o sperato, in una certa situazione difficile o molto difficile. Piuttosto, significa evolvere interiormente in risposta a quella situazione. Il concetto di "chiusura", in questo contesto, può essere particolarmente potente. A volte la vita ci pone di fronte a scelte o eventi che possono sembrare fallimenti o errori. Tuttavia, se sperimentiamo una grande delusione o perdita e riusciamo ad imparare da quell'esperienza, ad accettarla e a trovare una nuova direzione, questo può essere interpretato come avere risolto una parte del nostro karma.
Quindi, sostituire i concetti di "errore", "essere sbagliato", "fallimento", ecc., con nuovi termini più consapevoli può migliorare notevolmente il nostro benessere psicologico e relazionale. Questo ci incoraggia ad essere più aperti verso nuove esperienze di vita e verso l'apprendimento continuo che da queste ne deriva.
Dal punto di vista sociale, questa trasformazione linguistica può favorire una cultura più pacifica e amorevole. In un ambiente dove le differenze sono viste come risorse e non come debolezze, possiamo costruire relazioni più solide e vivere un senso di comunità più coeso.
Come scrisse un mio caro amico: «Al di là di ogni discussione, poi l'esperienza diretta fa giustizia delle parole usate solo per schierarsi o soddisfare il proprio io. [...]. La forza dell'amore vince su ogni cosa».
Per concludere, a proposito di parole, vorrei porre l'attenzione su "realizzazione personale", "avere successo" e "percorso di vita". Cosa significano? Il senso, nel linguaggio comune, è estremamente ambiguo. Volendo dare a queste espressioni un senso coerente con quanto fin qui discusso, mi piace immaginare che siamo tutti su una grande e larga strada. Stiamo andando tutti nella stessa direzione, ma in modi diversi, con compagni di viaggio diversi, con mezzi diversi. C'è anche chi è rimasto a piedi e senza scarpe, eppure prosegue. Ognuno di noi, rispetto agli altri, ha un peso diverso o molto diverso dei bagagli (cioè delle prove karmiche da superare). Molti bagagli, ingombranti e pesanti, sono in comune e vanno portati in gruppo.
In questa lunghissima e affaticata carovana, c'è chi è più avanti, e chi è più indietro o molto indietro. C'è anche chi, pur essendo già arrivato a destinazione, è tornato urgentemente indietro per dare una mano a chi ha avuto un incidente, a chi è rimasto ferito e a chi si è perso.
La destinazione comune di questo sofferente e travagliato viaggio è il pieno sviluppo delle nostre anime, cioè della capacità di amare, e la riunificazione con la Saggezza universale che ha creato l'illusione del sogno in cui siamo immersi.
(26 aprile 2024)